Pietro Bartolo si racconta, “io, naufrago per 4 ore, ho creduto di non farcela”

Arrivato sull’isola per ricevere il Premio “CineMareMusica” 2019 del Salina Festival, il “medico di Lampedusa”, come lo conoscono ormai i più, si guarda intorno senza stupore: “Non ero mai stato a Salina prima d’ora, ma se ho il mare attorno io sto bene, mi sento a casa”. Il riconoscimento, che la rassegna attribuisce ogni anno a chi porta fuori dalla Sicilia un’immagine del meridione lontana dallo stereotipo e dal luogo comune, è già stato assegnato in passato a personaggi come Maria Falcone, Rita Borsellino, Giovanni Impastato; uomini e donne che hanno fatto dell’impegno civile e della cultura della legalità cardine della propria vita. Una storia che appartiene anche a Bartolo, lampedusano doc, figlio di pescatori e pescatore lui stesso per diversi anni, prima di convertirsi alla professione medica: “da giovane sono stato disperso in mare per più di 4 ore dopo una caduta accidentale dal peschereccio su cui ero imbarcato. Quando sono tornati a prendermi pensavo ormai di non farcela più: sono riusciti a vedere la schiuma bianca dei miei schizzi solo grazie alla luna che illuminava quella distesa buia, sono vivo quasi per caso. Dopo questo episodio non ho parlato per quasi un anno”.

Una dimensione, quella di naufrago, che Bartolo conosce sin dalla giovinezza, e che per ironia della sorte diventa suo chiaro destino dal 1991, quando inizia ad occuparsi di migranti. “Ricordo bene il primo sbarco, erano solo tre persone: non migranti, non neri, non extracomunitari: tre persone”. Una escalation di arrivi che nel tempo ha cambiato consistenza e provenienza, e che ha toccato il suo picco nel 2011, dopo la primavera araba, quando in due giorni arrivarono a Lampedusa 8000 persone: Bartolo era lì, sulla banchina, con la sua equipe medica, ad accogliere e visitare tutti, uno per uno. “Ad oggi posso dire di avere due record personali: il primo è che ho visitato circa 350.000 persone in 28 anni di carriera. Il secondo, di cui non vado orgoglioso, è che ho eseguito, purtroppo, 368 ispezioni cadaveriche in 15 giorni”. Era il 3 ottobre 2013, e l’affondamento di un barcone al largo dell’isola uccideva, appunto, 368 persone: “Da quel giorno la nostra vita è cambiata. Qualche giorno dopo, soltanto 60 chilometri più a sud, un altro barcone affondava e si portava via 800 persone nell’indifferenza generale, nessun telegiornale ne ha parlato, tanto non ci riguardava, era un fatto accaduto più lontano.”

Il dottore ricorda bene quelli che non ha potuto salvare, così come quelli che invece ha salvato, tanti, molti bambini. Persone, non migranti, di cui ha voluto raccontare le storie nei due libri “Lacrime di Sale” e  “Le stelle di Lampedusa”, e nello straordinario docufilm Fuocoammare del regista Giancarlo Rosi, Orso d’Oro al Festival di Berlino. In stand by, anche una fiction girata per la TV, prodotta da Rai Cinema, con Castellitto che interpreta Bartolo, la cui messa in onda risulta sospesa dall’attuale consiglio di amministrazione: “mi censurano, come Mimmo Lucano: ma io vado avanti”.

Oggi Pietro Bartolo è anche un europarlamentare, dopo la messe di preferenze raccolte alle elezioni del maggio 2019. “Io non ci volevo andare in Europa, poi ho capito che solo la politica può cambiare le cose, aprire o chiudere i porti, prendere accordi con la Libia o meno, e allora ho accettato di intraprendere anche questo cammino”. Nella sua agenda politica, migranti, ambiente, sostenibilità, diritti sociali. Vicepresidente della Commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni, Bartolo sta lavorando affinché si proceda ad una pronta revisione della direttiva del 2002 del Consiglio dell’UE sul favoreggiamento dell’ingresso, del transito e del soggiorno illegali di migranti, che lascia piena discrezionalità agli stati membri di legiferare in materia: “Oggi salvare una vita umana è diventato reato: conosco pescatori che hanno raccolto migranti in mare che oggi rischiano di perdere la proprio barca, pagare una multa salatissima, rimetterci il proprio lavoro. Tutto questo è inaccettabile.”

Ma il dottore si dice ottimista: “ho già trovato il sostegno di otto stati, sono sicuro che riusciremo a farla questa cosa”, e sorride tra le rughe di chi ha visto troppo, ma che non smette di sperare che le cose possano cambiare: “noi siamo di più di loro, ci dobbiamo solo organizzare meglio”.

Vedi il video della serata qui Pietro Bartolo, premio CineMareMusica

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